L’ erba è un insieme di decine di piante diverse, mix unico e prezioso per il pascolo. Il progetto iGRAL sperimenta diverse modalità di gestione delle praterie alla ricerca di quella più sostenibile.
Contrariamente a quanto si può immaginare, non sempre le praterie, formazioni costituite prevalentemente da piante erbacee, sono di origine naturale. Specialmente nelle aree mediterranee, si sono sviluppate per azione dell’uomo e si sono mantenute nel corso del tempo attraverso l’utilizzo di pratiche agricole tradizionali e poco invasive. La Comunità Europea, attraverso la Direttiva Habitat, riconosce alle praterie un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità animale e vegetale e le indica tra gli habitat da conservare. Poiché si tratta di contesti semi-naturali, la conservazione passa attraverso la gestione sostenibile, che assicuri cioè la rigenerazione delle risorse: se non venisse utilizzata, la prateria verrebbe in poco tempo invasa dagli arbusti.
Perché le praterie sono così importanti per la biodiversità? Perché sono caratterizzate da un grande numero di piante (nelle praterie europee fino a 89 per m2) e di animali diversi, molti dei quali esclusivi, come ad esempio varie specie di orchidee o il trifoglio sotterraneo. Quella che viene chiamata genericamente “erba” è in realtà un insieme di decine di specie di piante diverse, ognuna con una specifica funzione.
Le praterie costituiscono un importante capitale naturale, ricco di valori ambientali, culturali ed economici. Uno dei principali è il fatto che rappresentano una risorsa molto valida per il nutrimento degli animali allevati per la produzione di carne e di latte. Il consumo dell’erba può essere diretto (pascolo), o indiretto, nel caso in cui l’erba venga sfalciata e offerta agli animali in un tempo successivo (prato).
Entrambe le pratiche, se svolte in maniera sostenibile, cioè in modo da assicurare la rigenerazione della risorsa, giocano il doppio ruolo di fornire cibo agli animali e di conservare la biodiversità. Oggi, in molte aree, le praterie stanno scomparendo a causa di due fenomeni contrastanti: l’abbandono, dovuto alla riduzione delle attività pastorali, e l’intensificazione delle attività produttive. Questi fattori, legati alla modernità, causano una rottura dell’equilibrio che si è creato nei millenni tra le piante e gli animali e quindi la perdita di biodiversità e dell’importante risorsa costituita dal foraggio.
Utilizzando indicatori naturali come le piante e le formiche, il progetto iGRAL valuta gli effetti sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici (cioè i benefici che l’ambiente fornisce all’uomo), in modo da promuovere la tutela e la valorizzazione di un patrimonio irripetibile.
Simonetta Bagella, Università degli Studi di Sassari
Per la prima volta uno studio italiano quantifica il contributo delle formiche nel determinare la qualità dei pascoli montani del Piemonte e della Sardegna
Ad oggi sono state descritte ben oltre 16.000 specie di formiche che vivono in quasi tutti gli ecosistemi del nostro pianeta. A giudicare dalle dimensioni di un’operaia di Brachymyrmex1 dell’America centrale o di una minuscola Leptanilla2 della Sardegna, si potrebbe stimare il peso di queste minutissime formiche in poche decine di microgrammi (la milionesima parte del grammo) o poco più. All’estremo opposto ci sono specie come il Dinomyrmex gigas3 le cui operaie raggiungono tranquillamente i 2 cm di lunghezza e possono pesare sino a quasi mezzo grammo. Ernst Josef Fittkau e Hans Klinge (1973) stimarono il peso delle formiche nella foresta pluviale nei pressi di Manaus in Brasile. Essi scoprirono che il peso secco di tutte le formiche era circa quattro volte superiore a quello di tutti i vertebrati terrestri messi insieme.
Grazie alle ricerche di iGRAL si approfondiranno le conoscenze sulle caratteristiche nutrizionali delle carni di bovini delle razze Highland e Sarda ottenute al pascolo.
La qualità di un alimento è “l’insieme delle caratteristiche del prodotto che contribuiscono all’accettabilità del prodotto stesso da parte del consumatore”, che esprime il suo giudizio esclusivamente sulla base di percezioni e giudizi dettati, oltre che dal sapore e aspetto dell’alimento, da criteri etici riconducibili, nel caso di prodotti di origine animale, alla salvaguardia del benessere animale, all’allevamento eco-sostenibile e all'impatto ambientale.
Si può produrre carne in modo sostenibile? Certamente sì, grazie all’erba dei pascoli, un modo semplice e naturale di alimentare gli animali, che porta i consumatori verso una scelta consapevole dei prodotti e gli allevatori all’adozione di una gestione di pascoli e animali più rispondente alle nuove esigenze dei mercati.