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Agricoltura di montagna: zootecnia estensiva, servizi ecosistemici e sostenibilità ambientale

Servizi Ecosistemici e multifunzionalità dei sistemi zootecnici di montagna

I Servizi Ecosistemici comprendono i benefici che gli ecosistemi forniscono alla società, in termini di approvvigionamento di beni privatizzabili e con mercato, ma anche in termini di benefici pubblici e senza mercato: habitat e biodiversità naturali e seminaturali, regolazione (del clima, dei dissesti, degli inquinanti, ...), e culturali (esperienza spirituale, estetica, culturale, ricreativa, ...).

La comprensione della molteplicità dei Servizi (e disservizi) Ecosistemici che possono essere forniti dagli allevamenti aiuta a valutarne in maniera complessiva l’intrinseca multifunzionalità, individuando gli specifici benefici forniti, le loro sinergie e conflitti, e soprattutto evitando visioni parziali in termini di sostenibilità ambientale, economica e socio-culturale. Questo è particolarmente rilevante per i sistemi zootecnici di montagna, molto più diversificati e legati a particolari contesti di paesaggio, ambientali e socio-economici rispetto a quelli di pianura.  La valorizzazione economica della multifunzionalità dei sistemi di allevamento può derivare da iniziative private di promozione sul mercato dei prodotti e/o dall’adeguamento dei pagamenti pubblici.  La definizione dei benefici pubblici forniti (a scala locale e globale), la valutazione del valore socio-economico che la società attribuisce a questi benefici, e l’individuazione delle pratiche di gestione dei sistemi agro-zootecnici che li generano permetterebbero di fondare queste strategie di valorizzazione su una base obiettiva e verificabile. Una maggiore informazione, consapevolezza e coinvolgimento della società, degli stakeholder e della comunità scientifica, unitamente ad un approccio multidisciplinare nella ricerca e nella pianificazione di sviluppo rurale, sono a questo fine necessari.

A cura di: Maurizio Ramanzin

 

Formaggio di montagna: ciclo di vita e sostenibilità ambientale della produzione

Sempre più importante sta divenendo l’organizzazione gestionale degli allevamenti e delle relative produzioni sia per affrontare le sfide del mercato e sia per poter valutare azioni correttive del modus operandi aziendale finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale. Tale approccio sinergico, che probabilmente è ancora lungi dal potersi considerare ampiamente diffuso in Italia, è l’unico che potrà garantire la piena sostenibilità delle attività produttive, specie quelle in campo agricolo-zootecnico, in un’era improntata alla c.d. “transizione ecologica”. Nell’ambito del progetto Integrate Alpine Livestock Systems (IALS), due esempi aziendali sono stati studiati nel frame del Live Cycle Assessment (LCA), approccio metodologico codificato da ISO a livello internazionale che consente di definire, in maniera dettagliata e aderente alla realtà produttiva oggetto d’interesse, tutte le attività e i conseguenti impatti che possono considerarsi associati alla realizzazione di una unità di prodotto o servizio, definita Functional Unit (FU). In base a questionari somministrati agli allevatori e alla loro disponibilità a fornire informazioni quantitative rilevanti, come i consumi di energia elettrica, carburanti, mangimi e altro, sono state compilate liste di input (materie prime, energia, servizi, altro) e output (prodotti, emissioni proprie dell’allevamento, rifiuti, altro) del sistema in studio (fase LCI) e quindi computati gli impatti associabili al riscaldamento globale, al potenziale acidificante, e altri indicatori d’impatto utili (fase LCIA). Al termine è stato quindi possibile valutare l’impatto ambientale connesso alla produzione dei formaggi di montagna per due sistemi aziendali oggetto dello studio che è risultato in linea o inferiore ai valori riportati in letteratura per prodotti simili. Tra i principali aspetti individuati e correlati ad un miglioramento delle performance ambientali, sono risultati lo sfruttamento delle aree pascolive nel periodo dell’alpeggio praticato da un’azienda e i ridotti input per la produzione dei foraggi (lavorazioni dei terrenti, semine, fertilizzanti) nell’altra, oltre allo sfruttamento di sistemi di produzione energetica da fonte rinnovabile (solare).  Il lavoro svolto consente di confermare che l’applicazione del metodo LCA necessita di un’attenta valutazione di ogni specifica realtà aziendale. Tuttavia, la modellizzazione dei processi produttivi che se ne ottiene, sia a livello di stalla e sia caseificio, può consentire d’individuare strategie migliorative per la sostenibilità ambientale della produzione dei formaggi di montagna.

A cura di: Pier Paolo Danieli

 

Pratiche zootecniche ed erosione del suolo. Il caso di studio della Val Formazza

Le pratiche agricole, tra cui quelle connesse all’allevamento zootecnico, incidono direttamente sul suolo, determinandone le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche. Una delle principali problematiche riscontrabili nei suoli agrari è l’erosione idrica, che comporta la perdita di molte delle funzioni fondamentali per la produzione agro-zootecnica stessa e per la fornitura dei servizi ecosistemici. Con la ricerca svolta nell’ambito del progetto IALS «Sistemi Integrati di Allevamento Alpino: dai Servizi Ecosistemici ai Prodotti di Alta Montagna» si è stimata, attraverso l’uso di modelli predittivi quali la RUSLE (acronimo di "Revised Universal Soil Loss Equation), l’erosione del suolo dei terreni dell’azienda Formazza Agricola S.C.R.L. tradizionalmente gestita con pascoli permanenti, rispetto ad una ipotesi alternativa di seminativi arabili. Dai risultati è emerso che nel caso in cui i terreni dell’azienda fossero utilizzati come seminativo arabile, si avrebbe un rischio di erosione media annua di relativamente elevato (384 t/ha), mentre nel caso di praterie inerbite (come nella situazione reale), l’erosione del suolo in media risulta dimezzata. I modelli zootecnici che adottano pratiche di pascolamento estensivo e di inerbimento per tutto l’anno contribuiscono in maniera importante anche al mantenimento di molteplici servizi ecosistemici, tra cui quelli legati all’assetto idrogeologico e paesaggistico.

A cura di: Riccardo Primi

 

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