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Agricoltura di montagna: dal mantenimento del paesaggio e dell'allevamento estensivo alla gestione del rischio idrogeologico

La valutazione dei servizi ambientali forniti dall'agricoltura di montagna attraverso l'approccio degli esperimenti di scelta

Le aziende agricole di montagna possono avere un’influenza sulla resilienza del paesaggio tipico, sulla sicurezza ambientale, sul mantenimento della popolazione nelle aree montane. L'obiettivo del WP Environmental Economics è stato stimare il valore economico della presenza di alcuni servizi ecosistemici forniti dall’agricoltura di montagna, attraverso l’utilizzo della metodologia degli Esperimenti di Scelta. Parallelamente a questo studio è stato realizzato un focus sull’interesse dei consumatori per un tipico formaggio alpino prodotto con il marchio del “Prodotto di Montagna”.

A cura di: Chiara Mazzocchi

 

Dai pascoli ai vigneti: pratiche diffuse per la gestione del rischio idrogeologico

Gli studi presentati sono stati condotti nell’ambito di due differenti progetti di tutela e valorizzazione delle risorse montane.

Il primo studio è stato condotto in collaborazione con i ricercatori del Centro di Studi Applicati per la Gestione Sostenibile e la Difesa della Montagna (Ge.S.Di.Mont.) dell’Università degli Studi di Milano lungo la Valle delle Messi, nel comune di Ponte di Legno (BS). L’obiettivo del lavoro è stato valutare gli effetti dell’abbandono della pratica del pascolamento su alcuni indicatori naturalistici, zootecnici e geomorfologici. Sono state prese in esame 7 diverse aree caratterizzate da differente intensità di pascolamento (completo abbandono, scarsa, moderata e alta intensità di pascolamento). Nei siti di studio, è stato messo a punto un approccio multidisciplinare composto da una serie di indagini come il rilievo floristico, le analisi bromatologiche, le analisi della conducibilità idraulica e delle caratteristiche biomeccaniche degli apparati radicali, ed una valutazione del valore nutritivo.

Il secondo studio è stato realizzato insieme ai colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, dell’Università degli Studi di Pavia su un’ampia area dell’Oltrepò Pavese, territorio particolarmente suscettibile al rischio franamento. Il gruppo di ricerca si è concentrato sull’influenza di alcune pratiche di lavorazione lungo gli interfilari sulle proprietà del suolo e, in particolar modo, sullo sviluppo dell’apparato radicale. Sono stati presi in esame 29 siti caratterizzati da suoli simili in termini di tessitura, substrato roccioso e profondità, ma lavorati con una diversa gestione dell’interfilare (aratura frequente, aratura meno frequente, aratura alternata ad inerbimento, inerbimento). Anche in questo caso, si è adottato un approccio multidisciplinare, andando ad analizzare le proprietà geologiche/geotecniche del suolo e a valutare l’incremento di resistenza del suolo dovuto alla presenza delle radici.

A cura di: Alessio Cislaghi 

 

La sostenibilità ambientale delle aziende da latte in montagna

Negli ultimi decenni l'evoluzione della produzione lattiero-casearia nelle zone montane ha portato al progressivo abbandono delle attività zootecniche, o, al contrario, ad un aumento della densità animale, nel tentativo di mantenere redditività. L'intensificazione ha comportato un aumento dei mangimi acquistati (foraggi e concentrati), non sempre provenienti da zone montane limitrofe (Penati et al., 2011). L'acquisto di mangimi per il bestiame può essere considerato economicamente vantaggioso, rispetto al costo di produzione in montagna e alla gestione dei pascoli estivi (Sturaro et al., 2013), ma certamente comporta un aumento del surplus di nutrienti (N e P) a livello di azienda agricola (Gamborg e Sandøe, 2005). Lo scopo dello studio è stato quello di indagare il Bilancio Azotato a livello di aziende zootecniche da latte, in 2 aree montane lombarde, in relazione all'autosufficienza alimentare e all'efficienza di trasformazione degli alimenti per il bestiame in latte.

L'indagine è stata condotta in 2 gruppi di allevamenti bovini da latte per un totale di 82 allevamenti della provincia di Sondrio (Italia), di cui 38 della Valcamonica e 44 della Valtellina-Valchiavenna. I dati sono stati raccolti attraverso questionari con interviste dirette agli agricoltori. I dati sulla produzione e sulla qualità media del latte sono stati acquisiti dai caseifici, o direttamente dai dati aziendali. Sono stati ricavati dati sulla composizione delle razioni animali, sugli acquisti (mangimi, animali vivi, fertilizzanti), produzioni di foraggi aziendali e sulle caratteristiche dei pascoli. Il bilancio azotato (NB kg/ha) a livello di azienda è stato stimato come differenza tra N input (mangimi, fertilizzanti, lettiere, animali acquistati, deposizione e fissazione sui campi) e N output (latte consegnato, mangimi/colture, liquame/letame venduto, animali consegnati o morti). La produzione di latte è stata standardizzata (Latte corretto per grassi e proteine, FPCM).

A cura di: Alberto Tamburini

 

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